Parrocchia della Natività della Beata Vergine Maria - Maserà di Padova (PD)


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Cenni Storici


CENNI STORICI CHIESA ARCIPRETALE


Se nella conferma delle proprietà a S. Giustina da parte del papa Gregorio IV, il 20 giugno 830, di cui la copia più antica è del secolo XII, l'espressione "villa que vocatur Macerata integra cum servis et ancillis", è interpolazione posteriore, Maserà compare la prima volta in un atto pubblico il 2 maggio 874 nella donazione del vescovo Rorio a quel monastero e all'annesso ospizio di molti beni, tra i quali "curte una que nuncupatur Maserada cum capella que in honore beati Martini confessoris ego ipse a fundamentis aedificavi vel consecravi cum casales et omnia quantum ad ipsam certe pertinere dignoscitur".

Neanche un secolo dopo, nel febbraio del 970, il vescovo Gauslino per riattivare quel cenobio, disperso dall'invasione degli Ungari nell'899, ne confermò e ampliò gli antichi possessi, tra cui "curtem una cum domo, cultili, cum capella quae aedificata est in honore Mariae Virginis in loco ubi dicitur Macerata cum casis, massaritiis, quartis, decimis et cum omnibus rebus quae ibi pertinent". Mentre la "capella S. Martini" di cui parla la donazione di Rorio divenne la parrocchiale di Ronchi di Casalserugo, la "capella S. Mariae Virginis", costruita nel frattempo, è la parrocchiale di Maserà. Fu presto pieve: un "Jordanus archipresbiter de Maserata" fu testimone in un atto di livello del maggio 1190.

La decima papale del 1297 ci fa sapere che ne dipendevano le chiese di Casalserugo, Ronchi di Casalserugo, Camurà, Cornegliana, Polverara, Carpanedo, Albignasego, Lion e S. Giorgio "de Clausuris". Allora era arciprete il prete Ansedusio, coadiuvato dai chierici Enrico e Bollomo. Non sappiamo se l'elezione dell'arciprete e dei due chierici beneficiati spettasse fin da allora ai benedettini di S. Giustina di Padova, padroni di quella corte, in forza del diritto dipatronato, che, dopo la soppressione napoleonica del monastero, il 25 aprile 1810, e l'incameramento dei loro beni, passò allo Stato.


La chiesa primitiva fu riedificata in stile romanico sul finire del XV secolo e consacrata dal vescovo Barozzi l'8 settembre 1496. Più volte restaurata e ormai insufficiente, poco più di cinque secoli e mezzo dopo, fu sostituita da una nuova chiesa in stile moderno a pianta quadrata con un solo altare, quello delle celebrazioni liturgiche, costruita lungo la strada conselvana come cuore del futuro centro abitato del paese. Benedetta la prima pietra il 16 settembre 1967, fu inaugurata il 7 settembre 1968.


CENNI STORICI ORATORIO DELLA BEATA VERGINE DEL ROSARIO


L'Oratorio è sito in via Bolzani ai confini del paese, rivolto verso la statale Adriatica e il Canale Battaglia.
Sin dal 1600, l'Oratorio era dedicato a S. Domenico. Ne era testimonianza la bellissima pala dell'altare che rievocava lo stile di Luca Ferrari da Reggio (1605-1654); essa ritraeva in primo piano S. Domenico a sinistra, S. Antonio da Padova a destra che guardano la Vergine col Bambino, seduta tra le nubi del cielo. L'opera è rimasta sull'altare fino al 1970, anno in cui scomparve misteriosamente dall'Oratorio. Prime notizie storiche sono rintracciabili nella relazione della visita pastorale svolta a Maserà nel 1747 ad opera del cardinale Mons. Carlo Rezzonico, diventato poi Papa Clemente XIII. Nei cenni storici si trovano inoltre le proprietà succedutesi nel corso dei secoli.
Nel 1700 l'Oratorio con casa rurale e terreni annessi, erano di proprietà della famiglia Dalla Scala ed in seguito degli Acard.
Nella relazione della seconda visita pastorale condotta nel 1826 da parte del vescovo Farina, l'Oratorio risulta intitolato alla Madonna del Rosario. Nel 1876 appartiene alla famiglia Manzoni e nel 1912 la proprietà passa ad Ernesto Breda, secondo il resoconto della visita pastorale di Mons. Pellizzo. Successivamente alla proprietà del tenore Aureliano Pertile, a custodire l'Oratorio per molti anni saranno le famiglie Moro in qualità di affittuari.
Fino al 1957 nell'Oratorio si recitava la pia pratica del fioretto mariano per tutto il mese di maggio.

Dal 1957 al 2001 l'Oratorio fu lasciato in completo stato di abbandono. La proprietà acquisita, negli anni più recenti, da Rita Donà in Moro permise alla stessa di proporre l'Oratorio alla parrocchia. Per volontà dei parroci, venne ricostruito il tetto che da anni era ormai crollato. Al fine di proseguire i lavori di restauro, alcune persone si sono impegnate ad organizzare una festa di contrada in onore di S. Benedetto che dal 2002 accompagna ogni anno la comunità come preziosa occasione di incontro, oltre che importante momento di preghiera e di fede. La recita del rosario nel mese di maggio è diventata, infatti, un rinnovato e sentito ritorno alla tradizione di questo luogo che riesce ancora oggi ad accomunare la gente del paese.
Desideriamo continuare l'opera di restauro; già è stato approvato il progetto da parte dei Beni culturali della Diocesi e anche della Soprintendenza.


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